Baronia_2012 _di Salvatore Fuschetto

La territorialità prima di tutto. La salvezza di trascorsi stili di vita, la ripresa di tipicità locali. Il vento e i campi di frumentone, le mele annurche e il capicollo, lo zufolo e l’oralità.

E ancora la proliferazione di siti e pagine web dove custodire detti locali e condividere antiche ricette e tradizioni.

Si direbbe una nuova volontà di identità, il riconoscimento di una caratterizzazione geografica e qualitativa.
C’è gente che langue al ricordo – anzi, alla fantasticheria – della vita nel borgo, con i lavoratori di ritorno dai campi al tramonto gravati da sporte di antiossidanti naturali.

E via con la promozione di questo, alla tutela di quell’altro, all’innovazione del vetusto.
Questa gente dal cuore in fibrillazione storica, dovrebbe associare al campo coltivato le bestemmie della fatica nella terra, il sudore negli occhi – a vangare regolarmente la terra troppo arsa o troppo fradicia d’acqua. Questa gente dovrebbe intuire ‘lu pezzuco’ dietro l’ortaggio, ‘lu crampìno’ da sfondo al tubero, la polvere bruciante in gola assisa sulla balla di fieno, la vrenna e i frutti per il pappone da portare al porco.

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